Plastica, Microplastiche, Ambiente e Salute
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Riferimenti: Plastica, Microplastiche, Ambiente, Salute
Sommario: come dimostrato dalle evidenze e da studi scientifici, la plastica ha invaso il nostro pianeta. Ora le microplastiche sono presente d’ovunque, anche all’interno del nostro organismo dove potrebbero produrre problemi alla salute.
La storia della plastica nasce da lontano. Tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 vengono scoperti due prodotti che si possono definire gli antesignani della plastica odierna, la Cellulosa e la Bakelite. Negli anni a seguire nascono molti nuovi materiali che sono ancora in uso come tali o nelle loro rielaborazioni: il PVC, il cellophane, il nylon. Negli anni 60, chi non ricorda il Moplen (PP-H) inventato dall’italiano Giulio Natta. Da qui si arriva agli attuali ‘tecnopolimeri’ che con le loro svariate e interessanti caratteristiche hanno invaso il nostro mondo.
Ma cos’è la plastica? Di solito i materiali plastici sono dei polimeri, ovvero un un insieme di monomeri (particelle semplici) unite fra di loro a formare una struttura compatta. La natura ci aveva già pensato! Alcune sostanze naturali che conosciamo molto bene e che addirittura utilizziamo abitualmente sono dei polimeri naturali molto sofisticati. Pensiamo ai capelli o alle unghie che sono costituiti da cheratina, piuttosto che la lana o la seta.
Tornando alle nostre sostanze plastiche; le loro caratteristiche interessanti, la relativa facilità di produzione, il costo normalmente basso e non ultimo una lunga durata e una notevole resistenza agli insulti ambientali, ne hanno permesso una notevole diffusione per la realizzazione di ogni tipo di manufatto.
A fronte di tutte queste belle caratteristiche e proprietà, una peculiarità interessante dal punto di vista dell’usabilità del prodotto, ovvero la sua durata nel tempo s’è mostrata una arma a doppio taglio! Se l’inalterabilità nel tempo rappresenta da un un punto di vista strutturale una caratteristica interessante, purtroppo da quello ambientale ha dimostrato essere una vera minaccia.
Il problema
Nel tempo un uso smodato ed improprio, pensiamo ad esempio ai semplici sacchetti della spesa o alle bottiglie d’acqua, ha sparpagliato nell’ambiente un volume impressionante di prodotti plastici, che per le loro caratteristiche permangono pressoché inalterate.
Abbiamo incominciato a vedere tartarughe e cetacei che hanno ingurgitato sacchetti di plastica, scambiandoli per cibo.
Poi s’è incominciato a parlare di isole di plastica accumulatasi per il ‘gioco’ delle correnti in alcune zone degli oceani. (Link)
Ora ci si è accorti della ingombrante presenza delle microplastiche. Queste sono particelle di plastica che vanno da pochi millimetri ad alcuni micrometri (0,001mm) [Microplastiche (<5mm) – Nanoplastiche (< 1 µm/0,001mm)]. Possono essere di origine primaria in quanto costituenti presenti in prodotti di uso corrente, come in alcuni cosmetici, oppure microplastiche secondarie originate per frammentazione meccanica di plastica non degradabile (Approfondimento).
Queste particelle, i loro componenti di produzione e gli inquinanti che possono trasportare, sono ormai entrate nel ciclo alimentare e respiratorio e diverse evidenze ne hanno rilevato la presenza in vari tessuti del corpo umano: a livello del sangue, dello sperma, della placenta, etc.
Uno studio apparso su Nature Medicine nel febbraio del 2025, riporta che il cervello umano, conterrebbe tante microplastiche da riempire un cucchiaio di caffè.
Le anticipazioni di alcuni studi che sono in corso, indicano che all’origine dell’incremento di molte patologie, vi può essere la presenza di microplastiche.
– Harvard Medicine, Spring 2023
– ELSEVIER Environmetal Research
Cosa fare?
A livello personale è indispensabile attenersi alle buone norme che si conoscono da sempre:
– evitare di disperdere nell’ambiente prodotti di plastica soprattutto se non biodegradabili
– ridurre il più possibile l’uso di contenitori di plastica usa e getta, preferendo ove possibile prodotti riutilizzabili o biodegradabili
– ridurre l’utilizzo di prodotti e/o derrate confezionati con eccesso di plastica, preferendo l’acquisto sfuso
– effettuare una corretta raccolta differenziata e un corretto conferimento della plastica ai servizi di raccolta
– evitare di disperdere nell’ambiente palloncini, soprattutto quelli gonfiati a elio, che lanciati in aria finiscono quasi sempre per effetto delle correnti aeree in mare
– evitare l’utilizzo di tubi spara-coriandoli, molto spesso ora i coriandoli sono di materiale plastico, come stelle filanti e glitter (segui buone norme…)
ATTENZIONE ai tessuti in materiale sintetico durante il lavaggio, soprattutto quelli di basso prezzo e bassa qualità, emettono molte particelle di microplastica. Cercare di scegliere prodotti di qualità e con certificazione di sostenibilità ambientale, costano di più ma tutelano l’ambiente a la nostra salute. (Approfondimento)
Le Istituzioni
Si stanno promovendo per cercare di limitare l’impatto sull’ambiente delle plastiche e per trovare soluzioni per ripristinare quanto inquinato e/o danneggiato.
ISDE è attenta al problema e ha proposto un suo contributo (Leggi)
Si dovrebbe:
– evitare l’utilizzo di tubi spara: coriandoli, stelle filanti e glitter in materiale plastico;
– proibire la vendita e l’utilizzo di palloncini gonfiati con miscele più leggere dell’aria;
– migliorare il recupero differenziato delle plastiche
N.B.: alcuni dei riferimenti citati, potrebbero in lingua inglese. Tutti i lavori di interesse scientifico vengono normalmente pubblicati in lingua inglese in modo da essere fruibili dal maggior numero di persone, poiché l’inglese è universalmente ritenuta una lingua di interscambio in ambito tecnico/scientifico
Per comprendere come valutare la correttezza delle informazioni leggi anche l’articolo:
IL METODO SCIENTIFICO
Baveno, 25 ottobre 2023 – Questo scritto rappresenta l’opinione personale del dott. Giulio Barigelletti, frutto delle conoscenze ed esperienze acquisite.