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COMBUSTIONE LEGNO e DERIVATI

[Articolo composto da 1099 parole]

Riferimenti: legna, legname, pellet, cippato, biomassa, salute, ambiente, particolato, PM

Sommario: come dimostrato da numerosi riferimenti scientifici, la combustione di legno o derivati, non è ecosostenibile ed è pericolosa per la salute. Dovrebbero essere adottate delle limitazioni ed utilizzati sempre dei sistemi avanzati di abbattimento dei fumi (filtri antiparticolato)

Immagino che quanto scritto al seguito possa dare fastidio a chi utilizza la legna o i suoi derivati come fonte di riscaldamento e/o produzione acqua calda. Occorre però fare chiarezza su alcuni falsi miti relativi a questa pratica ed evidenziare le problematiche ambientali e di salute che vi sono connesse, come è stato sottolineato da recenti studi ed osservazioni.
Da molte persone l’utilizzo di legna o derivati per il riscaldamento delle abitazioni e/o produzione di acqua calda, è considerato un sistema più economico ed ambientalmente compatibile, rispetto ad altre risorse soprattutto di origine fossile (metano, petrolio e derivati).
In merito all’economicità di utilizzo si può discutere molto. Siamo alla fine dell’estate del 2022 e con la contingente crisi delle fonti energetiche fossili, questo aspetto si farà sicuramente prepotente, anche se più accorte valutazioni potrebbero riservare delle sorprese, soprattutto per chi non si trova ad avere la materia prima gratis e la deve acquistare …
Ma l’oggetto di questo scritto non è fare delle considerazioni di pura economia monetaria, ma analizzare quanto l’uso di questi combustibili possa essere conveniente nell’economia della qualità ambientale e della salute.
È ormai noto come la combustione della biomassa (legna, pellet, ecc.) sia considerata in tutto il mondo un’importante fonte di inquinanti atmosferici outdoor (ambiente esterno) ed indoor (ambienti interni all’abitazione).
A causa dei costi ritenuti competitivi e della presunta sostenibilità rispetto all’utilizzo dei combustibili fossili, la combustione della biomassa per il riscaldamento residenziale è in aumento e si prevede che diventerà molto probabilmente una delle principali fonti di emissione di particolato atmosferico fine (PM 2.5) ed ultrafine (PM 0.1) nei prossimi 5-15 anni.
Nonostante, vengano proposti anche numerosi incentivi statali per l’impiego di queste risorse energetiche, adducendole come risorse rinnovabili e quindi ecosostenibili, in effetti non lo sono.
È interessante leggere questi due articoli di Focus a firma di: Elisabetta Intini, Luigi Bignami
https://www.focus.it/ambiente/ecologia/perche-la-combustione-del-legno-non-e-a-emissioni-zero
https://www.focus.it/ambiente/ecologia/luso-del-pellet-come-fonte-di-energia-e-un-disastro-per-lambiente
Utile anche la lettura di questo documento avvalorato da ISDE
https://www.toscanachiantiambiente.it/perche-le-biomasse-forestali-non-sono-una-fonte-di-energia-rinnovabile/
Inoltre, la combustione della legna (o assunti) produce grandi emissioni di inquinanti. Nello studio dell’ENEA, di cui proponiamo al seguito una diapositiva, viene rappresentato molto bene come l’emissione di Composti Organici Volatili (COV), di monossido di carbonio (CO) e soprattutto di particolato atmosferico (PM) nelle forme di: PM2.5, PM10, PTS, sia molto importante e superiore ad ogni altra fonte combustibile:

Anche la Regione Lombardia si è espressa in merito alle emissioni della combustione di legname:
[https://www.regione.lombardia.it/wps/portal/istituzionale/HP/DettaglioRedazionale/servizi-e-informazioni/cittadini/Tutela-ambientale/Qualita-dell-aria/impatti-riscaldamento-a-legna-su-salute-e-aria/impatti-riscaldamento-a-legna-su-salute-e-aria]
Nei territori provinciali il 60% delle missioni di PM nella stagione autunno>primavera è da imputarsi alla combustione di materiale ligneo.
L’Ing ArioRuprecht e il Dr. Alessandro Borgini, hanno analizzato molto bene il fenomeno e pubblicato diversi articoli scientifici come questo su Atmospheric Environment:
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1352231019301013 che evidenzia come nell’interland di Milano le emissioni di derivati della combustione di biomassa (BCbb) e in particolare il pericoloso Black Carbon (BC o nerofumo) sia in costante aumento particolarmente nelle aree e extraurbane.
Per approfondire la tematica può anche essere interessante leggere questa loro ulteriore pubblicazione: https://gero.usc.edu/airpollbrain-group/wp-content/uploads/2020/10/Hakimzadeh-M%E2%80%A6Sioutas-C.-2020-The-impact-of-biomass-burning.pdf
Dagli studi e dalle evidenze, si desume quindi, una importante emissione di sostanze inquinanti nel ciclo di combustione della legna e derivati ed in particolare di PM.
Del pericolo di quest’ultimo per la salute, abbiamo già ampiamente discusso nell’articolo sui Fuochi d’Artificio. Una integrazione interessante riferita principalmente alla combustione del legname e disponibile qui: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31601002/

Attenzione!
Tutti gli studi riferiscono anche della presenza di un pericoloso inquinamento indoor, ovvero all’interno nei locali dove si sviluppa la combustione, che quindi espone tutti i presenti e queste sostanze tossiche. Fate attenzione anche a questo aspetto!

Cosa fare
Sicuramente la combustione della legna non è un sistema di produzione energia a basso impatto ambientale, né si può parlare di una risorsa veramente rinnovabile.
Chi pensa di voler utilizzare un qualsiasi sistema di generazione con combustione a legna o ne sta già utilizzando uno, dovrebbe valutare l’installazione di apparecchiature di ultima generazione, dotate di sistemi di post-combustione e altre tecnologie per l’abbattimento degli inquinanti e di dotare l’impianto di un filtro antiparticolato. Certo quest’ultimo ha un costo importante e richiede manutenzione annuale, ma quanto vale la nostra salute?
Sempre in tema di rapporto costi energetici vs salute, si deve pensare che il risparmio, o presunto tale ottenuto, potrebbe avere un costo in termini anni di vita persi veramente negativo e importante.
La fonte legno, quindi, dovrebbe essere utilizzata per la produzione di energia solo in condizioni particolari e ben controllate, che possano garantire emissioni minimali, considerando anche che la deforestazione in Italia sta avanzando considerevolmente negli ultimi 20 anni. I dati del Global Forest Watch (GFW), piattaforma online che fornisce dati e strumenti per il monitoraggio delle foreste (https://www.globalforestwatch.org/), analizza che l’Italia dal 2001 al 2021 ha perso 415 ettari di copertura arborea, pari a una diminuzione del 4,5% della copertura arborea presente nel 2000. Gli incentivi per l’utilizzo di queste fonti energetiche, vista anche l’emergenza climatica in atto, devono assolutamente essere abbandonati ed utilizzati, ad esempio, per incentivare altre fonti meno impattanti la salute o per finanziare e promuovere la riduzione dei consumi energetici. Le autorità competenti dovrebbero legiferare per minimizzare l’impatto prodotto da fonti lignee, adottando regole che limitino il più possibile le emissioni prodotte, come, ad esempio, prevedendo l’obbligo dei filtri antiparticolato, seguendo quanto sta avvenendo nella vicina Confederazione Elvetica.

Osservazioni
Vi sarà capitato di uscire all’aria aperta, in una serata autunnale o primaverile e odorare un leggero sentore di bruciato, vi sarà capitato in una giornata di inversione termica di vedere i fumi dei camini discendere e sollevandosi di quota osservare una specie di nebbiolina a fondo valle, vi sarà capitato di lasciare i panni ad asciugare all’aperto e di ritirali con un leggero sentore di fumo: beh in quelle condizioni, stiamo respirando PM emesso da camini, stufe a pellet, etc.
Sperando di risparmiare, siamo sicuri di aver migliorato la nostra vita?

Un consiglio
Cerchiamo di consumare meno energia adottando tutti, quando possibile, sistemi più efficienti e comportamenti meno energivori.  Leggete le guide di ENEA:
https://www.enea.it/it/seguici/events/conferenza-stampa/presentazione-enea-azioni-per-la-riduzione-del-fabbisogno-nazionale-di-gas-nel-settore-residenziale

N.B.: diversi dei riferimenti citati, sono in lingua inglese. Tutti i lavori di interesse scientifico vengono normalmente pubblicati in lingua inglese in modo da essere fruibili dal maggior numero di persone, poiché l’inglese è universalmente ritenuta una lingua di interscambio in ambito tecnico/scientifico.

Un ringraziamento particolare al dr. Alessandro Borgini che, a titolo personale, ha effettuato la revisione dello scritto.

Per comprendere come valutare la correttezza delle informazioni leggi anche l’articolo:
IL METODO SCIENTIFICO

Baveno, 3 settembre 2022 – Questo scritto rappresenta l’opinione personale del dott. Giulio Barigelletti, frutto delle conoscenze ed esperienze acquisite.
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